Brexit e la catena di approvvigionamento

L’avvento della Brexit comporterà un rischio reale di aumento dei costi e ritardi nelle catene di approvvigionamento, e qualunque attività commerciale che esporta/importa merci dal e verso il Regno Unito ne sarà influenzata.

Ciò significa che qualsiasi attività commerciale che acquista o vende beni nel Regno Unito ne sarà quasi sicuramente colpita, poiché la maggior parte dei beni possiede sempre almeno un collegamento internazionale.

Per quanto riguarda i rischi di aumento di costi/ritardi possiamo individuare, a titolo esemplificativo:

  • Interferenze dovute ai nuovi controlli nei porti e alle frontiere;
  • Aumento dei dazi doganali, e aumento degli oneri amministrativi alle frontiere (un rapporto HMRC pubblicato all’inizio di ottobre 2019 ha previsto un costo per il Regno Unito di circa 15 miliardi di sterline all’anno);
  • Tariffe sulle importazioni. Cio’ potrebbe comportare un aumento dei costi;
  • Potenziali controlli all’esportazione e all’importazione;
  • Un calo del valore della sterlina e consequenziale aumento dei costi delle importazioni.

Le imprese, per difendersi da tali effetti negativi, possono prendere degli opportuni accorgimenti, quali:

  • Monitorare la propria catena di approvvigionamento, e capire quali sono gli anelli soggetti ai maggiori rischi. Maggiore attenzione andrebbe posta alle importazioni da e alle esportazioni verso l’Unione Europea;
  • Considerare la possibilità di accumulare scorte nel Regno Unito;
  • Parlare con i fornitori di servizi logistici, per ottenere informazioni su come procederanno per far muovere le merci e a quale costo;
  • Collaborare con fornitori / clienti dell’UE per identificare potenziali problemi e soluzioni;
  • Identificare l’impatto delle tariffe. Osservare le tariffe proposte dal Regno Unito: potrebbe essere necessario stabilire un prezzo per i contratti in corso e i contratti futuri, laddove ciò sia commercialmente possibile;
  • Consultare i contratti esistenti per capire come funzionano le variazioni di prezzo.
  • Con i nuovi contratti, tracciare come sarà gestito l’impatto della Brexit – dove avverrà la consegna (e quando avverra’ il trasferimento del rischio) – l’impatto delle tariffe e delle pratiche doganali può renderlo molto più importante di prima;
  • Le imprese britanniche, inoltre, devono assicurarsi di avere un numero EORI che inizia con GB.

Alcuni sostengono la possibilità di fare affidamento alla clausola di forza maggiore (force mejure clause), ma probabilmente ciò non sarà possibile. Una clausola di forza maggiore normalmente fornisce una certa protezione (es. sospensione del contratto) se si verifica un evento fuori del controllo di una parte, che non poteva essere preveduto ragionevolmente.

Sarà difficile dimostrarlo per i contratti stipulati dopo il referendum della Brexit. E i tribunali hanno indicato che neanche i contratti pre-referendum potrebbero essere in grado di utilizzare questa clausola. I costi più elevati non sono in genere (cioè praticamente mai) in grado di rientrare tra le cause di forza maggiore. Tuttavia, ciò dipenderà dalla formulazione precisa della clausola nel contratto.

Per quanto riguarda le cd clausole “Brexit”, non sono state usate frequentemente perché è difficile anticipare in termini generali quale impatto avrà la Brexit su un contratto. È meglio concentrarsi specificamente sui termini relativi a durata, prezzo e consegna nel contratto specifico.

Nei nuovi contratti le questioni chiave da specificare interessano soprattutto il luogo del punto di consegna, e quali sono le responsabilità delle parti in merito alla consegna. Se si utilizza un Incoterm con l’individuazione del punto di consegna, questo assegnerà la responsabilità.

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